Articolo della dott.ssa Angela Rizzi
Qual è il metodo migliore per i nostri figli o le nostre figlie? Spoiler: non esiste. Essere genitori non è per nulla semplice, dal momento in cui il test di gravidanza risulta positivo i neo genitori iniziano a fare scelte ponderate su quelli che saranno i loro alleati, materiali e non, nella cura e nella crescita del loro bambino. Quando si diventa genitori la vita si fa ancora più ricca di domande, alcune saranno di facile risposta, ma altre possono risultare fonte di discussione e confronto. Scegliere il giusto ospedale, il giusto corso di accompagnamento alla nascita, capire come organizzare la casa in modo che il bambino si senta fin da subito al sicuro, e ancora dove dormirà, quali giochi proporre, televisione si o no, svezzamento classico o autosvezzamento, andrà al nido? E se sì, quale? E la lista non finisce qui.
Prima di pre-occuparsi però, dovete sapere che esiste un filo rosso che fa da trait d’union a tutto questo, ovvero il metodo educativo che come genitori e persone si sceglie di adottare. Educare è un verbo che riguarda infatti l’intero arco di vita, a partire dalla gravidanza: le esperienza che come genitori si fanno in questo arco di tempo influenzano già il bambino nel grembo materno, basti pensare ai libri letti al piccolo nell’utero o alle carezze che si fanno alla pancia (primo approccio relazionale).
Quindi, la grande domanda è: qual è il metodo educativo giusto?
Ce ne sono molti tra cui poter scegliere per cui facciamo brevemente un pò di chiarezza.
Il Metodo Montessori, uno dei più famosi metodi educativi
Il Metodo Montessori si fonda sul rispetto della spontaneità del bambino e sull’idea che egli sia in grado di autoregolarsi senza l’intervento di particolari discipline educative. Secondo Maria Montessori il piccolo è fin da subito amante dell’ordine e disciplinato, per cui l’adulto ha il compito di osservare e offrire un ambiente e dei materiali adatti alla naturale spinta evolutiva interna del bambino.
Supportando questa innata spinata il genitore avrà modo di accorgersi come il suo bambino apprenderà in modo facile e secondo i propri tempi. Il metodo Montessori inoltre crede molto nell’unicità di ogni piccola persona e lavora molto affinché ogni bambino diventi un adulto realizzato in armonia con se stesso, per questo durante i primi anni di vita l’adulto deve offrire esperienze adatte a far evolvere autonomia, resilienza e indipendenza, ricordandosi di incoraggiare piuttosto che sostituirsi al piccolo.
Metodo Waldorf, un’idea armonica di educazione
Questo metodo si contraddistingue per una profonda conoscenza dei bisogni del bambino e per l’approccio globale al suo essere, tanto da poter parlare di educazione armonica che tiene conto e cerca di mantenere un sano equilibrio tra mano, mente e cuore. È proprio questo equilibrio a far diventare il bambino d’oggi un adulto consapevole, libero e fiducioso in sé e nel mondo. Grande pilastro di questo metodo è il credere fortemente in un apprendimento attivo e basato sulla comprensione; quindi, esattamente come il metodo Montessori, anche quello steineriano ha grande rispetto dei tempi e delle predisposizioni interne dei più piccoli.
Chi adotta questo metodo educativo offre al bambino un’educazione a tutto tondo, compresa di arte, teatro, lingue straniere e tanto lavoro manuale (cucito, lavorare il legno, lavorare la terra…). È infine un metodo che da grande valore al gioco libero e all’esperienza diretta, anche la più semplice passeggiata può diventare importante fonte di crescita.
Reggio approach e il ruolo attivo del bambino
Nato dopo la seconda guerra mondiale grazie a Loris Malaguzzi, questo metodo porta avanti un idea di bambino attivo costruttore del proprio apprendimento e del proprio mondo, tanto da essere considerato maestro di se stesso. Il Reggio approach tutela la capacità innata del piccolo di creare in modo autonomo la propria conoscenza grazie all’esperienza diretta e all’apprendimento collaborativo che scaturisce dal confronto con gli altri.
Questo metodo tutela anche quelli che Malaguzzi definisce i 100 linguaggi, ovvero le tantissime forme di espressione e comunicazione che il bambino ha a propria disposizione per relazionarsi e conoscere il mondo; anche per questo motivo l’ambiente viene considerato in tutto e per un educatore: deve portare il bambino a farsi domande e a stimolare curiosità e creatività. In quest’ottica l’adulto ha il compito di farsi facilitatore dell’apprendimento osservando il bambino e proponendo esperienze dirette in grado di rispondere a domande e farne nascere di nuove.
Questi tre metodi sono solo quelli più conosciuti, ma ve ne sono molti altri
Due altri esempi: l’Happy Child e l’approccio Scuole Felici. Come potete immaginare rispondere alla domanda “qual è il metodo educativo giusto?” risulta molto complicato, e a mio avviso non corretto perché si rischierebbe di agire ed educare in modo schematico e poco flessibile.
La domanda che ogni genitore dovrebbe porsi è: cos’è meglio per il mio bambino e la mia famiglia?
Quando educhiamo dobbiamo infatti sempre tenere conto di tre cose:
- il bambino con cui ci rapportiamo: teniamo a mente che ogni bimbo è diverso, ha talenti e predisposizioni proprie che appartengono a lui e solo a lui, è unico nel suo Essere e abbiamo la responsabilità di salvaguardare la sua unicità
- la nostra storia passata: ogni adulto ha una propria storia infantile e nel momento in cui si diventa genitori si è chiamati a confrontarci con essa; cerchiamo di prenderne il meglio
- le energie, le risorse e i mezzi a disposizione: ogni metodo, seppur valido, è ricco di teoria e non sempre questa tiene conto della vita reale. Sarebbe bello non alzare mai la voce, avere la casa sempre in ordine e riuscire ad offrire al bambino sempre tempo di qualità, ma non è così; per cui concediamoci di sbagliare e impariamo a lasciare andare.
Infine, nel scegliere cos’è meglio per la vostra famiglia, ricordate che non sono le persone a dover essere educate, ma i loro cuori.